lunedì 15 dicembre 2025

Il mestiere dello storico

A lezione dal prof. Barbero

Parliamoci chiaro: conosco poche persone che non sanno chi sia, in Italia ormai va forte anche sui social... sto parlando del professore Alessandro Barbero, storico, studioso, divulgatore e autore di moltissimi libri. Se vi dovesse capitare di fermarvi sullo scaffale della sezione «storia» di una libreria (o di un portale digitale per i più smart) vi accorgerete che le sue pubblicazioni coprono la storia dell'uomo a partire dall'antica Roma fino alla contemporaneità, passando per le crociate, Napoleone e le due Guerre Mondiali. Diciamo che è un "fenomeno", sia nel senso etimologico di "colui che appare", essendo molto seguito, sia nel senso di "mitico", capace di rinchiudersi per anni in qualche archivio per approfondire qualsiasi argomento.

Fu così che un tardo pomeriggio di dicembre insieme a due persone care mi recai al teatro G. Donizetti di Bergamo per sentire una sua lectio magistralis su San Francesco. Confesso, il titolo non lo ricordo nemmeno. È bastato sentire «Barbero viene a Bergamo» che sono partiti i messaggi «Prendi tu i biglietti?» «Si, tranquillo», e così eccoci qui. 

Il titolo poi non è così eccezionale: San Francesco. Come il libro: 7 capitoli contenenti ciascuno una biografia del santo di Assisi. La ricerca e dunque l'esposizione del prof. Barbero si sono focalizzate sulle fonti che ci sono arrivate: partendo dal testamento spirituale del santo siamo stati condotti abilmente a conoscere passando in rassegna tutte le principali fonti che di lui raccontano la vita. In particolare Tommaso da Celano (con i suoi numerosi scritti) e san Bonaventura da Bagnoregio (con la sua opera di sistematizzazione operata da ministro generale dell'Ordine)

Un'ora e mezza volata seguendo le parole del professore, quando possibile anche i suoi gesti e la mimica che lo ha reso anche un personaggio social (questo perché in galleria non tutti i posti consentono una buona visuale, meglio che niente). 

Non mi stupisco del silenzio pieno di concentrazione che si crea non appena termina il lungo applauso che accoglie il professore e lascia spazio alla sua prolusione. Tutta la platea pende dalle sue labbra, me compreso. Lo dimostrano le risate convinte che scappano dopo qualche sferzata ironica a metà racconto. 

Quindi, potremmo dire, una lezione eccellente, un ottimo modo di passare un lunedì sera con un viaggio nella storia. Si. No, cioè, NI. 

Perché? 

Premesso che il sottoscritto non è nessuno per contestare il prof. Barbero, e che quindi non è questo l'obiettivo di questo post, vorrei registrare una piccola delusione della serata. Sembra che non sia scoppiata la scintilla, quella che ti fa uscire da un evento simile rigenerato, quasi diverso da come sei entrato. La cosa che mi stupisce è che questa sensazione mi è già capitata proprio ascoltando il prof in qualche podcast sulla II Guerra Mondiale, sulla vita di Dante Alighieri... mi aspettavo "il botto" con San Francesco... 

Eppure sento che non tutto ciò non sia successo, ma sento di aver passato buona parte della conferenza a dibattere interiormente con le parole del professore. Cercavo qualcosa di più della sua ricerca da storico. Mi è sembrato mancare un qualcosa in più, che mostrasse la grandezza di questo uomo del Duecento, che rilanciasse la sua figura oggi. E purtroppo mi è sembrato che il discorso fosse incentrato sulla difficoltà dei suoi successori a tener fede alle parole di Francesco, in particolare all'episodio dei "lebbrosi" raccontato nel suo testamento, praticamente rivisto e adattato in ogni nuova storia scritta. 

A questo punto un amico potrebbe «Che ti aspettavi? È uno storico! Non vai a comprare il pane in farmacia...». 

Cosa mi è mancato? 

Mi è mancato sentire quella storia importante per la mia vita. Se non importante, che almeno avesse qualcosa da dirgli. Non rimpiango il costo del biglietto, perché Barbero è sempre Barbero e perché se sono qui a scrivere qualcosa mi è rimasto... ma si tratta di provare a ripescare quello che poteva accendere la scintilla. E, come accennavo sopra, sempre Barbero mi ha raccontato una volta la vita di Dante Alighieri. 

Per stasera mi basta rileggere il suo canto XI del Paradiso, dedicato proprio a San Francesco, in coppia con il canto XII dedicato a San Domenico. I due fondatori degli ordini mendicanti più importanti del Medioevo, divisi anche da duri scontri nelle università e non solo, riappacificati insieme, gomito a gomito, in Paradiso. E se non bastasse, due punti di riferimento (Tommaso per i domenicani e Bonaventura per i Francescani) impegnati a tessere l'elogio dei "cugini" e a rimproverare i propri frati poco fedeli. Grazie Dante, grazie Barbero. 


O insensata cura de’ mortali, 
quanto son difettivi silogismi 
quei che ti fanno in basso batter l’ali!                             3

Chi dietro a iura, e chi ad amforismi 
sen giva, e chi seguendo sacerdozio, 
e chi regnar per forza o per sofismi,                                6

e chi rubare, e chi civil negozio, 
chi nel diletto de la carne involto 
s’affaticava e chi si dava a l’ozio,                                     9

quando, da tutte queste cose sciolto, 
con Beatrice m’era suso in cielo 
cotanto gloriosamente accolto.                                       12

Poi che ciascuno fu tornato ne lo 
punto del cerchio in che avanti s’era, 
fermossi, come a candellier candelo.                            15

E io senti’ dentro a quella lumera 
che pria m’avea parlato, sorridendo 
incominciar, faccendosi più mera:                                 18

«Così com’io del suo raggio resplendo, 
sì, riguardando ne la luce etterna, 
li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.                          21

Tu dubbi, e hai voler che si ricerna 
in sì aperta e ‘n sì distesa lingua 
lo dicer mio, ch’al tuo sentir si sterna,                           24

ove dinanzi dissi "U’ ben s’impingua", 
e là u’ dissi "Non nacque il secondo"; 
e qui è uopo che ben si distingua.                                 27

La provedenza, che governa il mondo 
con quel consiglio nel quale ogne aspetto 
creato è vinto pria che vada al fondo,                             30

però che andasse ver’ lo suo diletto 
la sposa di colui ch’ad alte grida 
disposò lei col sangue benedetto,                                 33

in sé sicura e anche a lui più fida, 
due principi ordinò in suo favore, 
che quinci e quindi le fosser per guida.                        36

L’un fu tutto serafico in ardore; 
l’altro per sapienza in terra fue 
di cherubica luce uno splendore.                                   39

De l’un dirò, però che d’amendue 
si dice l’un pregiando, qual ch’om prende, 
perch’ad un fine fur l’opere sue.                                     42

Intra Tupino e l’acqua che discende 
del colle eletto dal beato Ubaldo, 
fertile costa d’alto monte pende,                                    45

onde Perugia sente freddo e caldo 
da Porta Sole; e di rietro le piange 
per grave giogo Nocera con Gualdo.                             48

Di questa costa, là dov’ella frange 
più sua rattezza, nacque al mondo un sole, 
come fa questo tal volta di Gange.                                 51

Però chi d’esso loco fa parole, 
non dica Ascesi, ché direbbe corto, 
ma Oriente, se proprio dir vuole.                                    54

Non era ancor molto lontan da l’orto, 
ch’el cominciò a far sentir la terra 
de la sua gran virtute alcun conforto;                             57

ché per tal donna, giovinetto, in guerra 
del padre corse, a cui, come a la morte, 
la porta del piacer nessun diserra;                                60

e dinanzi a la sua spirital corte 
et coram patre le si fece unito; 
poscia di dì in dì l’amò più forte.                                     63

Questa, privata del primo marito, 
millecent’anni e più dispetta e scura 
fino a costui si stette sanza invito;                                  66

né valse udir che la trovò sicura 
con Amiclàte, al suon de la sua voce, 
colui ch’a tutto ‘l mondo fé paura;                                   69

né valse esser costante né feroce, 
sì che, dove Maria rimase giuso, 
ella con Cristo pianse in su la croce.                            72

Ma perch’io non proceda troppo chiuso, 
Francesco e Povertà per questi amanti 
prendi oramai nel mio parlar diffuso.                            75

La lor concordia e i lor lieti sembianti, 
amore e maraviglia e dolce sguardo 
facieno esser cagion di pensier santi;                          78

tanto che ‘l venerabile Bernardo 
si scalzò prima, e dietro a tanta pace 
corse e, correndo, li parve esser tardo.                         81

Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! 
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro 
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.                              84

Indi sen va quel padre e quel maestro 
con la sua donna e con quella famiglia 
che già legava l’umile capestro.                                     87

Né li gravò viltà di cuor le ciglia 
per esser fi’ di Pietro Bernardone, 
né per parer dispetto a maraviglia;                                90

ma regalmente sua dura intenzione 
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe 
primo sigillo a sua religione.                                           93

Poi che la gente poverella crebbe 
dietro a costui, la cui mirabil vita 
meglio in gloria del ciel si canterebbe,                         96

di seconda corona redimita 
fu per Onorio da l’Etterno Spiro 
la santa voglia d’esto archimandrita.                            99

E poi che, per la sete del martiro, 
ne la presenza del Soldan superba 
predicò Cristo e li altri che ‘l seguiro,                           102

e per trovare a conversione acerba 
troppo la gente e per non stare indarno, 
redissi al frutto de l’italica erba,                                     105

nel crudo sasso intra Tevero e Arno 
da Cristo prese l’ultimo sigillo, 
che le sue membra due anni portarno.                       108

Quando a colui ch’a tanto ben sortillo 
piacque di trarlo suso a la mercede 
ch’el meritò nel suo farsi pusillo,                                  111

a’ frati suoi, sì com’a giuste rede, 
raccomandò la donna sua più cara, 
e comandò che l’amassero a fede;                              114

e del suo grembo l’anima preclara 
mover si volle, tornando al suo regno, 
e al suo corpo non volle altra bara.                               117

Pensa oramai qual fu colui che degno 
collega fu a mantener la barca 
di Pietro in alto mar per dritto segno;                            120

e questo fu il nostro patriarca; 
per che qual segue lui, com’el comanda, 
discerner puoi che buone merce carca.                      123

Ma ‘l suo pecuglio di nova vivanda 
è fatto ghiotto, sì ch’esser non puote 
che per diversi salti non si spanda;                              126

e quanto le sue pecore remote 
e vagabunde più da esso vanno, 
più tornano a l’ovil di latte vòte.                                      129

Ben son di quelle che temono ‘l danno 
e stringonsi al pastor; ma son sì poche, 
che le cappe fornisce poco panno.                               132

Or, se le mie parole non son fioche, 
se la tua audienza è stata attenta, 
se ciò ch’è detto a la mente revoche,                           135

in parte fia la tua voglia contenta, 
perché vedrai la pianta onde si scheggia, 
e vedra’ il corrègger che argomenta 

"U’ ben s’impingua, se non si vaneggia"».                 139


Forse rientra anche questo, il lasciare che si accenda il desiderio, nel mestiere dello storico. 

venerdì 3 aprile 2020

AGGIORNAMENTO IMPORTANTE!

Carissimi! 
Sono contento di potervi dare una bella notizia: questo blog si amplia e di trasferisce qui https://booksshow.video.blog/ !!! 



Non esitate ad aggiungere questo link ai vostri preferiti per rimanere aggiornati su nuove recensioni, nuovi consigli e tanto altro!

Intanto vi ringrazio per il tempo trascorso insieme... ci vediamo presto!!! 

lunedì 28 ottobre 2019

SONO UN RAGAZZO FORTUNATO... CON MATTARELLA!

Cari lettori,
Il presidente Mattarella stringe la mano ai giovani in prima fila.
In secondo piano potete vedermi mentre cerco di paparazzare
il presidente (con scarsi risultati). 
se c'è qualcosa che sto apprezzando sempre di più nella mia vita sono i numerosissimi incontri che ho la possibilità di avere. Alcuni di questi sono stati davvero speciali, con personalità illustri, come papa Francesco, Gad LernerGiuseppe Catozzella, Francesco Lorenzi… (se non li conoscete dovete assolutamente rimediare!!!). A questi nomi "importanti" si aggiungono le tantissime persone con cui ogni giorno condivido relazioni, pensieri, riflessioni.

Non siamo mai abbastanza grati alla vita per tutte le bellissime possibilità che ci dona! Io personalmente non posso non ringraziare per un'incontro a cui ho partecipato settimana scorsa, con nientemeno che il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella!

So che lo state pensando, sono proprio un ragazzo fortunato, come canta il grande Jova! Eh si, lo ammetto! 

Mattarella a Bergamo

Veniamo al sodo. Per prima cosa devo dirvi che incontrare personalmente il Presidente Mattarella è stato davvero emozionante! Tralasciando la solita frase "Non capita tutti i giorni!", ho provato molta gioia non solamente per il fatto di incontrare il PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, ossia il rappresentante più alto dello Stato Italiano... ero entusiasta perché avrei incontrato quel grandissimo uomo che è Sergio Mattarella.

Il presidente alle prese con un robot durante la visita
al "Kilometro Rosso" a Bergamo.


Sergio Mattarella e il fratello Piersanti

Il fratello del presidente, Piersanti Mattarella,
ucciso dalla mafia nel 1980.
Prima di essere capo dello Stato, Mattarella è davvero una persona eccezionale, basta leggere la sua carriera o la sua biografia. Ciò che mi avvicina di più a lui è la storia del fratello, Piersanti Mattarella, barbaramente ucciso da Cosa Nostra nel lontano 6 gennaio 1980. Presidente della Regione Sicilia, non fu gradito ai boss mafiosi per il suo impegno contro l'illegalità. Fu trucidato con la moglie, i due figli e la suocera mentre si recava in duomo per prendere parte alla S. Messa nel giorno dell'epifania. 

Chiusa parentesi, magari tratterò la vicenda di Piersanti in un altro articolo. Almeno adesso conoscete un motivo in più per stimare il capo dello Stato che, bisogna dirlo, spesso è oggetto di derisione da parte dell'opinione pubblica, di alcuni politici e dei giornali. 

"Ho stretto la mano al Presidente"

Arriviamo all'incontro vero e proprio.
Contesto? La rassegna culturale "Molte fedi sotto lo stesso cielo", grande occasione per ricevere a Bergamo personalità illustri (qui l'incontro con Gad Lerner: https://mbooksshow.blogspot.com/2019/10/i-poveri-li-avete-sempre-con-voi.html) e la manifestazione annuale "Bergamo scienza", che si occupa di diffondere passione per la scienza a tantissime persone di tutte le età. 

Grazie a queste due organizzazioni abbiamo accolto il presidente Mattarella nell'auditorium del Seminario di Bergamo giovedi 24 ottobre 2019. L'incontro è entrato subito nel vivo dopo che il presidente ha raggiunto l'auditorium accompagnato dalle note dell'Inno di Mameli. 

Il presidente saluta i ragazzi delle medie
del seminario Giovanni XXIII.
Particolare interessante: arrivato in seminario, avendo visto i seminaristi delle medie che lo attendevano con tanto di striscione, il presidente si è diretto verso di loro - che aspettavano sotto la pioggia - movimentando la squadra di guardie del corpo. Alla faccia del cerimonale!

Accolto dal vescovo di Bergamo mons. Francesco Beschi e dalle autorità, il presidente è stato chiamato a rispondere ad alcune domande poste da 4 giovani bergamaschi sul tema "Giovani - società - futuro"
 
Riporto in sintesi le parole del presidente, dei giovani e degli organizzatori.
Rivolgendosi alle autorità presenti, Daniele Rocchetti e Raffaella Ravasio, rispettivamente rappresentanti di Molte Fedi e Bergamo Scienza, hanno ricordato l'importanza e l'urgenza, in questo tempo di incertezza - soprattutto per i giovani, - di "restare umani" e di "interpretare il mondo e non di subirlo". Entrambi hanno incoraggiato i giovani al dialogo tra sapere umanistico e scientifico. 

Il presidente stringe la mano ai giovani
che gli hanno rivolto le domande
I quattro giovani, rivolgendosi al presidente, hanno sottolineato il ruolo fondamentale e al contempo oggi in difficoltà della scuola: "Se la scuola si ferma, si ferma anche il nostro avvenire!". Uno di loro in particolare mi ha colpito, sottolineando la sua preoccupazione per l'attuale cultura dello scarto e per l'individualismo imperante. 

"Che ruolo devono avere i giovani in questa società? Giusto farsi sentire con manifestazioni e appelli? L'Italia è un paese per noi giovani?"

Sono queste le domande rivolte al presidente, che ringraziando ha salito sul palco e ha preso la parola, parlando per venti minuti abbondanti. 
Per prima cosa Mattarella ha elogiato Bergamo, città di grande storia e cultura. Arrivando a rispondere ai giovani, ha detto con fermezza che 
"...questo è un domani che è già nelle vostre mani; affrontatelo con slancio propositivo, perseguendo i grandi valori: la pace, la giustizia e il rispetto per tutti i popoli."
In questa fase di transizione tra due generazioni, il presidente ci ha invitato, senza paura, a far sentire la nostra voce, sull'esempio di Greta e del movimento del #fridayforfuture. 


Cambiando il tono del discorso ha ricordato che spesso siamo spettatori di grandi contraddizioni: nell'epoca della digitalizzazione, moltissime persone si trovano in situazioni di povertà. Come è possibile? Anche in Italia ci sono molte differenze tra cittadini. In merito a questo Mattarella ha citato l'articolo 3 della nostra Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
L'invito del presidente rivolto non solo ai giovani, ma a tutti i cittadini, è quello di lavorare, seguendo le innovazioni della scienza, per abolire queste disparità. Interessante un breve excursus con cui ha ricordato il primato dell'uomo sulla tecnologia, che a volte sembra sovrastarlo. 

Parole che lasciano il segno e ci danno la carica per costruire il nostro domani rendendoci conto delle difficoltà del nostro tempo, camminando con entusiasmo verso un futuro più giusto

Alla fine dell'incontro vedo Attilio, amico e compagno di qualche annetto più grande, che con soddisfazione mi dice: "Visto? Ho stretto la mano al presidente!
Accidenti a me che ho scelto il settore più vicino al palco. 

giovedì 3 ottobre 2019

I POVERI LI AVETE SEMPRE CON VOI

Bentornati sul blog!
L'incontro con Gad Lerner!
Finalmente le vacanze sono finite! Lo so, ho passato tutta l’estate a vantarmi di quanto tempo avessi per rilassarmi dopo le fatiche dell’esame di Maturità… eppure stare in giro quasi fino all’ultimo giorno disponibile non è stata una buonissima idea! Una settimana in Trentino, qualche giorno a Roma e una toccata e fuga a Venezia hanno prodotto un bel raffreddore, insieme ovviamente a moltissimi incontri e tanto relax! Ora è il tempo di ricominciare, e io non vedo l’ora!

Proprio all’inizio di questo nuovo “anno accademico” (che bello essere all’università!) ho avuto la possibilità di partecipare a un evento davvero bellissimo. Nella splendida cornice della chiesa di Santa Maria Maggiore in Bergamo, martedì 1 ottobre 2019 ha preso vita un dialogo tra mons. Matteo Zuppi (vescovo di Bologna, da sabato 5 ottobre sarà cardinale!) e Gad Lerner, grande giornalista e saggista. Il tema dell’incontro, avvenuto nell’ambito dell’iniziativa Molte fedi sotto lo stesso cielo, che ogni anno porta nella mia amata Bergamo molte personalità di spicco, era la povertà: il titolo infatti era “I poveri li avete sempre con voi”.

L'amore è uno spreco!

Dettaglio interessante, entrambi i protagonisti prima dei loro interventi hanno accennato a due fatti purtroppo abbastanza spiacevoli di cui sono divenuti protagonisti: il vescovo Zuppi per la recente questione dei “tortellini senza mortadella”, per il quale è stato giudicato dal web (tra l’altro ingiustamente, dato che l’idea – molto bella – non è stata sua) come traditore delle tradizioni italiane; cito solo una frase emblematica sulla questione: “Parliamo di problemi veri!”. Gad Lerner invece era stato vittima qualche settimana fa di insulti razzisti e xenofobi a Pontida, nel corso del raduno della Lega “Nord”. Il giornalista ha voluto sorvolare la questione, ringraziando per la solidarietà espressa dal pubblico.

Fatte queste premesse, vi voglio parlare nello specifico delle riflessioni proposte, davvero molto interessanti. Ho partecipato davvero in modo interessato, anche perché proprio questa estate nel corso dei miei viaggi mi sono accorto di quanto sia forte la presenza di poveri o mendicanti nelle grandi città italiane. Presenza che, ve lo dico sinceramente, mi ha interrogato di continuo, soprattutto a Roma. Lì con alcuni amici ho avuto la fortuna di incontrare don Pietro, un prete in pensione che ogni giorno si occupa dei poveri, fornendo pasti e accoglienza. 

Questa fortissima testimonianza (qui potete trovare un’intervista davvero potente: https://www.tv2000.it/ilmondoinsieme/video/prima-di-cena-don-pietro-sigurani/) si contrapponeva alle tantissime richieste di elemosina che ci venivano richieste in giro per la città.

La povertà è davvero un problema attuale, possiamo costatarlo tutti. E non dobbiamo parlare solo di coloro che per la strada ci chiedono aiuto, ma anche di quanti – e sono tantissimi, i dati sono impressionanti! – pur lavorando a tempo indeterminato percepiscono così poco da essere nella condizione di forte povertà.

Tornando all’incontro dell’altra sera, don Matteo Zuppi ha abilmente commentato il brano di Vangelo che ispirava il titolo dell’incontro. Quella donna che lava i piedi di Gesù con un profumo preziosissimo, dal valore di 300 denari (oggi 15000€!) viene apostrofata da Giuda, che lamentandosi dice “Si poteva vendere il profumo per dare il ricavato ai poveri”. Ed ecco che Gesù risponde: “I poveri li avete sembra con voi”. Gesù sembra fregarsene… in realtà, come don Matteo sottolineava, il gesto della donna è un gesto d’amore, e l’amore non segue i calcoli. Per questo a Giuda sembra “uno spreco”. Perché l’amore è uno spreco! Sembra una perdita… l’amore è una perdita! Gesù ci invita allo stesso modo a usare amore con i poveri, senza calcoli. Lo dico subito per non scatenare polemiche: non significa dare 2€ a chiunque ci chiede aiuto. Bisogna ripensare anche la carità, aiutando l’altro innanzitutto con l’amore. Chiedere come va, chiedere il nome della persona che abbiamo davanti… questo è amore! Troppe volte dare l’elemosina può diventare un gesto egoistico: dare qualche soldo ci fa sentire a posto con noi stessi, ma davvero aiutiamo l’altro?

Mons. Matteo Zuppi
Mons Zuppi ha continuato ricordando che “per un cristiano vengono sempre prima i poveri!” Messaggio questo che in qualche modo scuote le coscienze! “In questa epoca”, ha continuato, “la nostra società sembra accettare con indifferenza la presenza dei poveri per le strade delle città”. Sono davvero pochi coloro che si mobilitano per provare a cambiare la situazione! La presenza dei poveri però deve interrogare ognuno di noi, anche i non credenti! A questo intervento ha fatto eco Gad Lerner che, con un’analisi precisa, ha ricordato che oggi è forte la tendenza di dire “Dobbiamo proteggere i nostri poveri!”. Il giornalista ci ha messo in guardia da questa tentazione: chi crea divisioni in questo campo non fa che danneggiare i poveri stessi, e dunque la stessa società.


Fortissimo ancora l’invito di mons Zuppi. “La filantropia è un’ottima cosa, ma non ci può bastare!”. Questo perché il povero è tuo fratello, è parte di te!
E qui non posso non fare una riflessione. Queste parole sono bellissime, ma quanta fatica facciamo a riconoscere colui che ci chiede l’elemosina come nostro fratello? La maggior parte delle volte reagiamo infastiditi, rispondendo magari con insulti. A questo modo di fare si contrappone quello testimoniato dai due relatori: un sorriso, un saluto… come cambiano le cose! Bisogna ricordare che chi vive sulla strada con il tempo sperimenta una chiusura verso il mondo esterno, chiusura che si riconosce nella difficoltà di incominciare nuove relazioni, con completa mancanza di fiducia nell’altro. Ecco perché un sorriso, un saluto possono fare davvero più di qualche euro. È chiaro poi che non può mancare, anche da parte delle istituzioni, un aiuto materiale. Coloro che si trovano in povertà, ricordava don Matteo, non hanno solo bisogni materiali… ma hanno bisogno di qualcuno che li ami, che gli dica “Tu per me vali!

Gad Lerner 
Concludo con una frase bellissima di don Zuppi, che alla definizione di “prete della strada” ha risposto così: “Io prete di strada? E gli altri dove stanno? Ce dobbiamo sta’ tutti!”
Sono uscito da questo incontro con una nuova consapevolezza: la differenza tra “poveri” e “non poveri” la possiamo fare noi, con i nostri gesti. Infatti anche oltre all’aiuto economico abbiamo la possibilità di dire ogni giorno a ogni persona che incontriamo “tu per me vali”, semplicemente con un saluto, un sorriso, uno scambio di parole, un po’ d’amore.
Agli occhi di qualcuno potrà sembrare una pazzia, ma se non si parte dall’amore non si arriva da nessuna parte!

domenica 25 agosto 2019

L'ACCOGLIENZA SPIEGATA CON TRE LIBRI

Carissimi lettori bentornati!
Anche quest'anno l'estate avanza velocissima e io non posso fare a meno di voltarmi indietro e scegliere quali tra i libri letti quelli che mi sono piaciuti di più
Prima di immergermi nel tema di oggi vi devo confessare che il proposito iniziale di leggere molto si è scontrato con le varie spiagge in giro per l'Italia nelle quali ho trascorso le mie vacanze! Nonostante questo sono soddisfatto delle letture fatte, soprattutto per la qualità e non solo per la quantità (comunque accettabile!).

Come avrete capito dal titolo oggi parliamo di accoglienza: nello specifico vi propongo tre libri che ho terminato questa estate che girano attorno a questo tema. Partiamo subito!


IN MARE NON ESISTONO TAXI - ROBERTO SAVIANO


Il primo libro di cui vi voglio parlare in maniera approfondita è un testo molto interessante. Edito da Contrasto Books nel maggio 2019 (lo vidi per la prima volta al Salone del Libro, dove è stato presentato) mi ha subito colpito: non è un libro come gli altri, in quanto riporta molte interviste che Roberto Saviano ha fatto ad alcuni tra i più importanti fotografi del nostro tempo sul tema dell'immigrazione. Il tutto correlato da incredibili fotografie. 

Ciò che mi pare importantissimo è la testimonianza dei fotografi che a bordo delle navi di soccorso hanno immortalato i vari salvataggi con grande freddezza, cogliendo i momenti più delicati. Davvero queste foto sono testimonianze di ciò che avviene in mare, dove, come scrive Saviano, basta lo schiaffo di un'onda per ribaltare un'imbarcazione. Davanti a queste foto non si può che abbandonare ogni pregiudizio e accorgersi di ciò che davvero sta succedendo nel mare Nostrum. 


Ebbene, le foto riportate non si concentrano solo sulla traversata del mare. Come sappiamo, il viaggio dei migranti parte sempre da più lontano: molti sono costretti ad attraversare il deserto a bordo di mezzi obsoleti, caricati come animali per sfruttare tutto lo spazio disponibile. In questo libro potete trovare foto eccezionali (nel senso che è eccezionale vederle) di questi viaggi nel deserto; grazie a queste foto possiamo renderci conto di quanto sia difficile partire dal proprio Paese d'origine, possiamo capire quali pericoli veri le persone che partono sono disposte ad incontrare (non mancano nel deserto le ossa di chi non ce l'ha fatta). 

Il libro presenta un'introduzione e una postfazione di Roberto Saviano, nelle quali egli riassume quanto detto dai suoi interlocutori, ribadendo con forza che l'accoglienza non solo è stabilita dai vari trattati internazionali ma anche dalla legge del mare, che impone di salvare quanti si trovano in pericolo e di portarli al più presto sulla terraferma. Saviano aggiunge inoltre che si, è tempo che l'Europa si impegni a cambiare il famoso trattato di Dublino (il quale stabilisce che i migranti arrivati nell'Unione rimangano sul suolo del Paese dal quale sono entrati), ma tutto questo spetta alle istituzioni competenti e non si possono usare gli stessi migranti (già vittime dei trafficanti di uomini) per ricattare l'Unione Europea, come più volte fatto dall'attuale Ministro degli Interni Matteo Salvini. 

Oltre a spiegare la situazione in maniera chiara e attenta, questo libro è testimonianza vivente di ciò che sta accadendo e di cui un giorno, come ricordava Alessandro Leogrande, ci verrà chiesto conto.

Per acquistare il libro: https://amzn.to/2ZcB6DW


RIACE, UNA STORIA ITALIANA - CHIARA SASSO


“...ognuno è chiamato a prendere posizione. Da quale parte stiamo? [...] Credo che dobbiamo dimostrare con le parole con i fatti di essere da una parte sola, quella dei diritti, della dignità e della libertà.” (Da un discorso di Mimmo Lucano)

Riace. La conosciamo tutti, almeno per nome, magari non sappiamo esattamente dove si trova. Si può diventare famosi per due motivi: il primo è se si fa qualcosa di buono, il secondo è se di buono non si fa niente, e anzi, si fa il contrario. Riace è diventata due volte famosa. La prima tanto tempo fa, nell’estate del 2008, quando il sindaco di allora Mimmo Lucano ha dato il via al progetto di accoglienza meglio riuscito d’Europa: in un paesino calabrese - famoso solo per il ritrovamento di due statue di bronzo nel mare - popolato da poche centinaia di abitanti vengono accolte molte persone provenienti da diversi paesi. Lo slogan è in calabrese: “Prego, trasite!”. Da allora il paese che sembrava destinato a scomparire si ripopola, ripartono la scuola e gli altri servizi fondamentali. 

Mimmo Lucano
La seconda volta in cui Riace è diventata famosa, sottolineo “tristemente” famosa, è molto più recente, quando dopo diverse ispezioni il 2 ottobre 2018 il sindaco Mimmo Lucano viene arrestato. Dopo diversi mesi verrà obbligato a non risiedere più a Riace. Nei giorni scorsi la vicenda è tornata sotto l'attenzione pubblica, dato che il padre di Domenico presenta gravi problemi di salute e il figlio non può sostenerlo.

Cartello di Riace, paese dell'accoglienza.
Chiaro che il sistema al tempo accusa il colpo: se da anni i fondi dal Ministero non arrivavano più, ora i volontari non trovano più spazio. 
Il tutto per interessi personali e di propaganda di un uomo con un nome e un cognome, che bisogna dire ad alta voce esponendosi: Matteo Salvini. 
La storia dettagliata, con tutti i passaggi del processo a Lucano, le vicende del passato e i nuovi scenari in questo libro di Chiara Sasso. Edito da Gruppo Abele Edizioni, sempre attenta al tema sociale, questo libretto di 190 pagine aiuta a inquadrare la situazione attuale, andando in profondità e indietro nel tempo. Sasso ripercorre tutta la storia di Riace, fino agli ultimi avvenimenti, con un'attenzione quasi sacrale, intenta a narrare la storia di un bellissimo fiore italiano che purtroppo da poco è appassito.

L'ho trovato preciso, vero, appassionante. Quando tutti noi parliamo di accoglienza dovremmo avere sempre in mente la storia di Riace, per ricordarci che è possibile accogliere, integrare e vivere con e grazie a persone che vengono da lontano. La sfida è alta, occorre rimboccarsi le maniche e darsi da fare, come hanno fatto in questi anni gli abitanti di Riace.

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NAUFRAGHI SENZA VOLTO - CRISTINA CATTANEO


Il verbo "accogliere" deriva dal latino colligere, letteralmente "raccogliere, riunire", riferito anche dagli antichi ai disastri in mare: colligere nufragium = raccogliere i resti di un naufragio. 

Questa breve introduzione etimologica mi aiuta a collegarmi al prossimo e ultimo libro di oggi. Quando sentiamo ai telegiornali o leggiamo nelle Breaking News che ci sono stati naufragi "al largo di Lampedusa" spesso non pensiamo a ciò che avviene dopo. Immediatamente partono i soccorsi, e quando si è certi che non ci siano più sopravvissuti si procede con il recupero dei cadaveri, un'azione di cui si parla pochissimo, che si tende a nascondere, forse perché impressiona parlarne, ma che è importantissima: recuperare i resti (ciò che rimane) dei corpi delle vittime è un gesto che ridà dignità. 

Non solo. Perché non basta recuperare i corpi, anzi non serve a nulla se non si riesce a recuperare l'identità della vittima. A questo scopo sono preziosissimi i documenti che i migranti portano con sé. Non so se riusciamo a capirlo, ma ridare l'identità a una persona morta è fondamentale dal punto di vista umano anche nel rispetto della famiglia. Quando dopo i vari esami sui corpi si giunge a dare un nome al cadavere, immediatamente parte la ricerca, spesso costosa e faticosa, dei familiari.

Anche questa è importantissima: immaginate che un vostro caro sia partito e non abbia fatto più sapere nulla. Ci sono persone che rimangono nell'attesa per anni, attesa che diventa sempre più disperazione. In questo libro, Cristina Cattaneo, medico legale, racconta le sue esperienze in seguito ai naufragi più disastrosi degli ultimi anni. Un capitolo intitolato "I loro morti come i nostri" riassume bene tutto il senso del testo: dare un nome alle vittime del nostro Mediterraneo è un gesto di grande umanità, di grandi sforzi senza dubbio, ma che è dovuto alle vittime stesse e alle loro famiglie.

Il barcone recuperato dopo il naufragio del 18 aprile 2015.
All'interno decine di cadaveri.

Un libro toccante, nel quale Cristina racconta l'episodio soprannominato "della pagella": ispezionando quello che doveva essere una maglietta di un ragazzo giovanissimo ha trovato una pagella scolastica, che la vittima aveva cucito dentro la maglia per non perderla. Quel ragazzo è diventato il simbolo di chi cerca in un altro Paese i diritti fondamentali come l'istruzione. 

Da leggere tutto d'un fiato, ve lo consiglio tantissimo, sopratutto per smentire quelle bufale che spesso vengono ripetute in Tv e alle quali finiamo di credere. Come per gli altri due libri, questo volume vi può dare un racconto vero, una TESTIMONIANZA di ciò che davvero sta succedendo e davanti al quale non possiamo stare con le mani in mano. 

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Conclusioni

Spero davvero che questi suggerimenti vi portino a curiosare e approfondire questa tematica dell'accoglienza, davvero importante per il nostro futuro. Vi lascio con questa bella notizia che ho trovato online, a dimostrazione del fatto che ognuno può fare la sua parte senza perderci nulla!    

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